E sedean banchettando. Intanto chine
Per molta etade e tremolanti al canto
Dan le Parche principio. Alle divine 428Membra avvolgono intorno un bianco manto
Con roseo lembo, e portan bende al crine
Che alle nevi in candor tolgono il vanto;
La man però dall’opera non cessa 432E l’eterno lavor segue indefessa.
Regge la manca la conocchia avvolta
Di molle lana: il fil la destra ingiuso
Trae con dita supine e poi rivolta 436Torce vibrando in presti giri il fuso.
Menda nell’opra non appar che tolta
Non sia dal dente ognor; tal che per uso
Sparse le Dee di morsecchiati fili 440Mostran le labbra pallide e sottili.
Deposte a’ loro piedi ampie fiscelle
Serbano i velli della bianca lana.
E n’eran colme, allor che le Sorelle 444In voce che sonava oltre l’umana
Impresero a cantar quanto le stelle
Già fisso avean per ora non lontana.
Versi cantâr che i posteri più tardi 448In niuna parte troveran bugiardi.