Morrò: ma tronchi i miei vitali stami
Già non saranno, nè questi occhi miei
Si chiuderanno al sol, pria ch’io non chiami 260Alla vendetta mia tutti gli Dei.
Voi, terribili Erinni, che l’infami
Punite col fragello opre de’ rei,
Voi, cui del cor l’inesorabil ira 264Dalla fronte di serpi irta traspira,
Qua qua tosto correte: il grido estremo
Udir vi piaccia, che dall’imo core
A voi sollevo smanïando e fremo 268In preda alle mie fiamme, al mio furore.
Che se veraci sono i guai che gemo,
Fate indarno non cada il mio dolore;
Ma qual qui Teseo per obblio mi lascia, 272A’ suoi rechi e a sè stesso immensa ambascia.»
Dopochè queste voci dal profondo
Petto all’aure commise la dolente,
Accennò ’l capo il gran Rettor del mondo 276Della vendetta in segno che le assente;
Tremò la terra e l’Oceàn dal fondo
Tutto turbossi al cenno onnipotente;
Si scosse il cielo, e spaventosi lampi 280Gittâr le stelle pegli eterei campi.