Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/24

10 milton e galileo

Che le spoglie Apostoliche rinserra,
Trova i ricordi dell’infanzia, i canti
E la mensa comune, a cui redenta
Ne’ primi giorni umanità si assise,
190Come a nozze col ciel. Nemici altrove
E parati a svenarsi, in grembo a Roma
Tornan fratelli i piccioli mortali.
Pugnai gran tempo. Le vigilie e gli anni
Soli non fur che di profonde rughe
195Questa fronte solcassero. Le lotte
Sanguinose del cor che un vero apprende
Terribile a ridir: l’ansia d’un nome
Maledetto o deriso, innanzi tempo
Fer sul mio capo biancheggiar le nevi.
200Il prisco giogo infrangere, la fronte
Alle folgori oppor del Vaticano
E la tenzone rinnovar di Bruno,
Spesso un pensier mi suadea. Da’ flutti
Di più torbido mar securo asilo
205Mi dischiudea fra le sue dighe Olanda;
E quell’invitto, ad Austria e Roma orrendo,
De’ Sveci inclito sir, che giovanetto
L’arti campali alla mia scola apprese,
La sua reggia m’apría. Quanto ti scaldi
210Della caliginosa Isola tua
E de’ tuoi mari amor, garzone, ignoro;
Ma noi figli d’Italia arde una fiamma
Che intolleranda sede ogni contrada