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il cantico di debora. 203


     Ma Zabulone e Neftali di prandi
Vil desìo non trattenne, e dal Tabor
     Sulle pianure di Meròme a’ brandi
Nemici il petto scesero ad oppor.

     95Vennero i re; con noi pugnaro; accanto
All’acque di Megiddo alto pugnâr;
     Ma de’ re Cananei fu stolto il vanto,
Chè nè un’oncia d’argento indi portâr.


              Dal ciel per noi pugnarono
         100Amiche le procelle;
         Schierate incontro a Sisara
         Pugnarono le stelle.
         I monti de’ cadaveri
         Nell’onda sua repente
         105Trasse il Cison torrente,
         Trasse il Cisonne, all’imo
         Travolse il Cadumimo.
         Anima mia, calpesta,
         Calpesta i glorïosi
         110Che contro Dio la testa
         D’inalberar fur osi.
         Ove son essi? L’ugna
         Tritossi de’ cavalli,
         Fuggendo dalla pugna