Troppo scherzasti, improvvida gelosa!
Lo sprezzato cristal l’uomo raccolse,
L’occhio armandone; e te non sospettosa 20Dietro la tenda ad osservar si volse.
Or ti appiatta, se sai! Splendido, immoto,
Pari a luna, che subita si scopra
Tra nube e nube al vigile piloto. 24Quel grande, infaticato occhio t’è sopra.
O che ti posi d’assetata foglia
Entro le celle e con materne dita
Alle provvide stille apra la soglia, 28Che l’alba manda a rinverdir la vita;
O che nel chiuso calice de’ fiori
Segua il cader della feconda polve;
O che nutra, o che plasmi, o che colori, 32Fiso quell’occhio dietro te si volve.
Innanzi ad esso, come tronco pino,
Giganteggia il capello; e come mare
Limpidissimo al fondo e cristallino, 36Co’ mille abitator la goccia appare.
Quante in que’ flutti immagini di morte!
Quante fughe e vittorie! In fiera danza
Dell’universo affacciasi alle porte 40Rude la vita e dolorando avanza.