Le ruine fecondi, e nelle sciolte
Ceneri allumi l’immortal tua lampa.
Perocchè, quanto vive, inesorata
Discolora vecchiezza e morte atterra 180Con lenta pugna. E non pur erbe e piante,
Ma lo stesso del sol splendido cerchio
A poco a poco con assidua lima
Logora il tempo. E già vôto deserto
Forano i campi, senza frondi il bosco 185E senza canto, se le vecchie stirpi
Non ricreassi, Amor, co’ destinati
Connubî; e dopo il verno alle campagne
Non rimenassi co’ fecondi nembi
L’alba di primavera. Al moribondo 190Calice delle rose il germe involi,
Che i vedovati cespiti rinfiora;
E colla piuma, che cadea dal fianco
Dell’annosa cicogna, il chiuso nido
Al tremebondo cicognin riscaldi. 195Voli fra gli astri; e de’ pianeti estinti
Ventilando la polve a’ giovanetti
Soli prepari le purpuree cune.
Come rotante turbine procedi
Novi lacci stringendo e lacci antichi 200Rallentando; è la sera alle tue spalle;
E l’astro del mattin le chiome accende
Nella tua lampa. Ecco io ti seguo, Amore,
Alleggerita de’ vetusti nodi;