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la veglia. 115

     Strugge le sue fatiche
Non mai paga natura e dal profondo
Di sue ruine antiche
68Volve indefessa a dì più belli il mondo.

     Cadrò: ma con le chiavi
D’un avvenir meraviglioso. Il nulla
A più veggenti savi:
72Io nella tomba troverò la culla.

     Co’ pesci in mar ricetto
Già non ebbero i miei progenitori;
Nè preser d’uomo aspetto
76Per le foche passando e pe’ castori.

     Per dotte vie non corsi
Le belve ad abbracciar come sorelle;
Ma co’ fanciulli io scorsi
80Una patria superba oltre le stelle.

     Or dall’ambite cene
De’ congeneri uranghi il piè torcendo,
Io verso le serene
84Plaghe dell’alba la montagna ascendo.

     Odo presaghi suoni
Trascorrere pel ciel: dall’orïente
Divine visïoni
88Fannosi incontro all’infiammata mente,