Povero ingegno uman, di tanti voli,
Onde il mondo abbracciasti e pellegrino
Oltre i lontani soli 44Ferver sentisti l’alito divino,
Degno frutto ti par questa sparuta
Di vil lucro maestra e di sozzura
Filosofia che muta 48L’anima in fango e l’avvenir ti fura?
Ahi, dal dì che lo scettro in sua man tolto,
«Più non v’ha Dio,» l’uom disse e re si assise
Dell’universo, il volto 52Scolorato abbassò nè più sorrise.
Spento il sereno fior della speranza
Che rimena la stanca anima a Dio,
Quello che al mondo avanza 56È notte sconsolata e freddo obblio.