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Sedendo in compagnia, non posa un attimo
Che sempre a vóto non digrigni e strepiti.
    Fatta di terra un’altra donna diedero
Gli Eterni a l’uomo in costui pena e carico.
Null’altro intende fuorchè mangia e corcasi,
E ’l verno, o quando piove e ’l tempo è rigido,
Accosto al focolar tira la seggiola.
    Dal mare un’altra donna ricavarono,
Talor gioconda, graziosa e facile
Tal che gli strani, a praticarla, esaltanla
Per la donna miglior che mai vedessero;
Talor come la cagna intorno a i cuccioli,
Infuria e schizza, a gli ospiti a i domestici,
A gli amici a i nemici aspra, salvatica,
E, non ch’altro, a mirarla, spaventevole.
Qual per appunto il mar, che piano e limpido
Spesso giace la state, e in cor ne godono
I naviganti; spesso ferve ed ulula
Fremendo. È l’ocean cosa mutabile
E di costei la naturale immagine.
    Una donna dal ciuco e da la cenere
Suscitaro i Celesti, e la costringono
Forza, sproni e minacce a far suo debito.
Ben s’affatica e suda, ma per gli angoli
E sopra il focolar la mane e ’l vespero