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XXI


Ma quel che più mi scotta (e per insino
    Che non me l’han pagata io non la inghiotto)
    È che il vestito bianco, quel più fino,
    Ch’io stessa avea tessuto, me l’han rotto,
    Rotto e guasto così, che mel ritrovo
    Trasformato in un cencio; ed era novo.



XXII


Il peggio è poi che mi sta sempre attorno
    Il sarto pel di più de la mercede:
    Ben sa ch’io non ho soldi; e tutto il giorno
    Mi s’arruota a le coste e me ne chiede.
    La trama, ch’una tal m’avea prestata,
    Non ho renduto ancor né l’ho pagata.



XXIII


Ma non resta perciò ch’anco le rane
    Non abbian vizi e pecche pur assai.
    Una sera di queste settimane
    Pur troppo a le mie spese io lo provai.
    Sudato s’era in campo tra le botte
    Dal far del giorno insino a tarda notte.