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IX


Mia madre è Leccamacine, la figlia
    Del rinomato re Mangiaprosciutti.
    Con letizia comun de la famiglia,
    Mi partorì dentro una buca; e tutti
    I più squisiti cibi, e noci e fichi,
    Furo il mio pasto a que’ bei giorni antichi.



X


Che d’ospizio consorte io ti diventi,
    Esser non può: diversa è la natura.
    Tu di sguazzar ne l’acqua ti contenti;
    Ogni miglior vivanda è mia pastura;
    Frugar per tutto, a tutto porre il muso,
    E viver d’uman vitto abbiamo in uso.



XI


Rodo il più bianco pan, ch’appena cotto,
    Dal suo cesto, fumando, a se m’invita;
    Or la tortella, or la focaccia inghiotto
    Di granelli di sesamo condita;
    Or la polenta ingrassami i budelli,
    Or fette di prosciutto, or fegatelli.