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LETTERA
DEL CONTE
ALL’AUTORE
Intorno alle Osservazioni precedenti.
- Ornatissimo signor Conte,
Obbedirò ai di lei comandi coll’omettere i titoli che a lei son dovuti, e risponderò al cospicuo filosofo, e non già al Vicepresidente, nè al Consiglier Intimo di Stato.
Ho letto con sommo piacere le di lei Osservazioni sulla Tortura, e le rendo infinite grazie del nuovo tratto di bontà, ed oso perfino dire di amicizia, con cui si è degnato onorarmi comunicandomele. Se io mi trovo oltremodo sensibile ad una tal confidenza, non è già perchè ella sia cotanto elevata nel ministero. Non bramando io cariche, onori, pensioni, e sentendomi sufficiente coraggio di rifiutarle se mi venissero offerte, i miei omaggi non sono avviliti da questo scopo. Eglino sono tributi dell’interno ed irresistibile sentimento che mi porterà sempre a venerare gli uomini grandi, i quali co’ loro beneficj e colle loro cognizioni felicitano ed illuminano l’umanità, e principalmente la loro patria.
Il mio onoratissimo signor Conte sa scegliere quello stile che più conviene agli oggetti che intraprende di sviluppare col suo modo analitico, e tutto diviene interessante quando vien scritto dalla sua penna eloquente e filosofica. Ella sa trovare quel facile tanto difficile, di dire le cose in un modo sì naturale che ciaschedun possa immaginarsi di poterne fare altrettanto, ma che chiunque fa saggio d’intraprenderlo non possa riuscirvi con sudori e con pene; di sorte che ben le si può attribuire il detto del gentile ed energico Orazio:
Ut sibi quisque
Speret idem: sudet multum, frustraque laboret
Ausus idem.
Infatti un estratto di processi esposto da molti altri avrebbe formata un’opera nojosa; ma scritto colla di lei sagacità fissa l’attenzione, si per le riflessioni colle quali l’ha arricchito, come altresì per quelle che costringe il leggitore a fare. Se le esposizioni di alcuni processi mal fatti e di alcune