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sulla tortura. | 27 |
cavaliere furongli dati dei danari perché il Baruello ungesse e facesse parimente ungere le forbici delle donne da Gerolamo Foresaro, e gli consegnò un vaso di vetro quadrato, dicendogli: Questo è un vaso d’unguento di quello che si fabbrica in Milano, ed ho a centinara de’ gentiluomini che mi fanno questi servizi, e questo vaso non è perfetto; quindi gli ordinò di prendere de’ rospi, delle lucertole ecc., e farle bollire nel vino bianco e mischiare tutto insieme. Poi temendo il Baruello di proprio danno col toccarlo, gli fece vedere il cavaliere a toccarlo senza timore. Poi viene il circolo fatto dal prete e il pantalone, del quale ho già data notizia. Indi si vuole che il cavaliere dicesse al Baruello di non dubitare, che se la cosa andava a dovere, esso cavaliere sarebbe stato padrone di Milano, e voi vi voglio fare dei primi; soggiungendo di nuovo che se per sorte fosse pervenuto nelle mani della giustizia, non avrebbe in alcun tempo confessato cosa alcuna. Tale è la serie del fatto deposto contro il figlio del castellano, la quale sebbene smentita da tutte le altre persone esaminate (trattine i tre disgraziati Mora, Piazza e Baruello che alla violenza della tortura sacrificarono ogni verità), servì di base a un vergognosissimo reato.
§. VI.
Della insidiosa Cavillazione che si usò nel Processo verso di alcuni infelici.
Soffoco violentemente la natura; e superato il ribrezzo che producono tante atrocità, io trascriverò per intiero l’esame fatto al povero maestro di scherma Carlo Vedano. La scena è crudelissima; la mia mano la trascrive a stento; ma se il raccapriccio che io ne provo gioverà a risparmiare anche una sola vittima, se una sola tortura di meno si darà in grazia dell’orrore che pongo sotto gli occhi, sarà ben impiegato il doloroso sentimento che provo, e la speranza di ottenerlo mi ricompensa. Ecco l’esame.
- « 1630 die 18 septembris etc.
« Eductus e carceribus Carolus Vedanus
« Int. Che dica se si è risolto a dir meglio la verità di quello ha sin qui fatto circa le cose che è stato interrogato, e che gli sono state mantenute in faccia da Gio. Stefano Baruello.
« Resp. Illustrissimo signore, non so niente.
« Ei dicto: Che dica la causa perchè interrogato se aveva mangiato in casa di Gerolamo cuoco, che fa l’osteria là a S. Sisto di compagnia del