facevano discendere da una cometa che fu in quell’anno osservata nel mese di giugno truci ultra solitum etiam facie, come scrive il Ripamonti, pag. 110. Altri ne davano l’origine agli spiriti infernali, e v’era chi attestava d’avere distintamente veduto giungere sulla piazza del duomo un signore strascinato da sei cavalli bianchi in un superbo cocchio, e attorniato da numeroso corteggio. Si osservò che il signore aveva una fisonomia fosca ed infuocata; occhi fiammeggianti, irsute chiome e il labbro superiore minaccioso. Entrato questi nella casa, ivi furono osservati tesori, larve, demonj e seduzioni d’ogni sorta, per adescare gli uomini a prendere il partito diabolico: di tali opinioni se ne può vedere più a lungo la storia nel citato Ripamonti a pag. 77. Fra tai delirj si perdevano i cittadini anche più distinti e gli stessi magistrati; e in vece di tenere con esatti ordini segregati i cittadini gli uni dagli alti, in vece d’intimare a ciascuno di restarsene in casa, destinando uomini probi in quartieri diversi per somministrare quanto occorreva a ciascuna famiglia, rimedio il solo che possa impedire la comunicazione del malore, e rimedio che adoperato da principio avrebbe forse con meno di cento uomini placata la pestilenza; in vece, dico, di tutto ciò. si è comandata con una mal intesa pietà una processione solenne1, nella quale si radunarono tutti i ceti de’ cittadini, e trasportando il corpo di S. Carlo per tutte le strade frequentate della città, ed esponendolo sull’altar maggiore del duomo per più giorni alle preghiere dell’affollato popolo, prodigiosamente si comunicò la pestilenza alla città tutta, ove da quel momento si cominciarono a contare sino novecento morti ogni giorno. In una parola, tutta là città immersa nella più luttuosa ignoranza si abbandonò ai più assurdi e atroci delirj: malissimo pensati furono i regolamenti, stranissime le opinioni regnanti, ogni legame sociale venne miseramente disciolto dal furore della superstiziosa credulità; una distruttrice anarchia desolò ogni cosa, per modo che le opinioni flagellarono assai più i miseri nostri maggiori di quello che lo facesse la fisica in quella luttuosissima epoca: si ricorse agli astrologi, agli esorcisti, alla inquisizione2, alle torture, tutto diventò preda della pestilenza, della supersti-
- ↑ La stessa incautissima pietà cagionò a Napoli ventisei anni dopo lo sterminio medesimo, cioè l’anno 1656: su di che veggasi la Storia civile di Napoli del Giannone, al lib. XXXVII, cap. 7.
- ↑ I Domenicani della inquisizione assicurarono l’Arconati, presidente della sanità, di avere precettato il diavolo, onde dopo il tal giorno non vrebbe più avuta podestà sulla vita dei Milanesi; il che seriamente l’inquisitore lo comunicò al presidente, e seriamente lo racconta il Ripamonti in prova della verità delle unzioni sortileghe: così egli, pag. 116: Ac ne dubitari posset el fieri haec, et esse dacmonem artificem operis: constitit in medio luctu, et penè in media desperatione civitatis significasse sanci