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voi, o Numi, siete soggetti al governo di amore. Tu pur dal cielo scendesti furtivamente nelle tenebre notturne, per serbare la fama de’ tuoi casti diporti, a rimirar da vicino l’amato sembiante del sonnacchioso Endimione; onde ben potrai avere qualche pietà di me, che debole e mortale posso resister meno a quella potenza, a cui cedono anche gl’immortali. Mentre ella così scioglieva la voce in non ascoltate querele, il mesto rosignolo, emulo di quelle, incominciò flebilmente il suo canto con lunghe note sospese; Saffo in ascoltarle desisteva dalle proprie querele rivolta attentamente all’alto cipresso, da cui usciva quel gemito corrispondente all’interna sua angoscia. Ma pure, siccome era in tumulto il di lei animo, così inquieta sempre in ogni atto trapassò quella notte per lei perpetua, ora ascoltando quel canto, ora invocando Cinzia, ora giacendo languida, ora smaniosa risorgendo, finchè apparve la tanto desiderata aurora, che già stendeva