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quale atto si riscosse la donzella, che dal dubbioso letargo ritornando alla certezza delle sue pene; Crudele, esclamò, perchè mi turbi una breve illusione di calma, in cui aveva in parte immerse le mie deplorabili angosce? e così dicendo corse fuori nell’atrio per respirare con più libero alito l’interminabile aura del cielo. L’ancella non consapevole della intenzione di una mente così perturbata, accorrendo la trattenne. Che temi? disse quella sorpresa dall’improvviso abbraccio. Temo, rispose Rodope, non altro che il tuo dolore. Lascia, aggiunse Saffo, che miri l’ampio cielo, e che vi esali i miei sospiri, giacchè l’angustia dell’albergo rinchiuso accresce l’intollerabile affanno che mi opprime. Dalle quali parole persuasa l’ancella sciolse da lei le braccia, e Saffo mirando in alto ascesa la luna, che già aveva in parte maestosa trascorso il suo placido viaggio; Tu pur fosti amante, le diceva, e fors’anche lo sei, che quantunque immortali anche