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strofe di Alceo a Diana. Rodope si ritirò da un canto filando placida e taciturna; ma pur teneva gli occhi rivolti a Saffo esaminando nel di lei volto se apparisse qualche segno di calma. Saffo intanto si pose a sedere avanti di un incominciato ricamo, in cui ella con maestrevole artificio dell’ago, emulo del più industre pennello, imitava la bellezza de i fiori. Ne avea perciò avanti gli occhi immersi collo stelo reciso in un vaso di trasparente alabastro ripieno di fresca e limpid’acqua. Era composto di que’ medesimi fiori il mazzo, ch’ella per sua perpetua angoscia aveva gettato al vincitore, e che già stavano al seno di una rivale; onde nel vedergli, mossa da compassionevol impeto, tutti gli afferrò con ambe le mani, e gli gettò fuori nell’atrio vicino. Alla quale impazienza improvvisa, sospese Dorilla il canto ed il lavoro, e a lei rivolgendosi timidamente osservava, se la sorprendesse nuova smania come alla mensa. Cadde il fuso dalle mani di