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voce pietosa e sommessa. La fanciulla intanto piangeva amaramente, non ascoltando il romore della porta, onde l’ancella gridò più forte, Saffo, Saffo, e insieme urtava di nuovo le imposte. Vanne, disse Saffo, Rodope importuna, e lasciami in pace. Deh! soggiunse l’affettuosa ancella, concedimi almeno che agiti le piume, e stenda i tappeti, se mai ti piaccia giacere, o che ti rechi il ristoro di fragranti profumi. E vinta Saffo alla fine dalle affettuose istanze, ritrasse dalla porta il ritegno, non senza grave sforzo, perocchè l’aveva fermamente inoltrato chiudendola con impeto. Entrò l’ancella, e disse: Che posso io fare che ti sia grato? Perchè lasciasti nella tristezza le mense, e ciò che è più crudele, perchè nascondi la cagione delle tue pene; la quale se ci fosse nota, sta pur certa, che la nostra pietà vi troverebbe conforto? Ma Saffo tacendo appoggiava la fronte ad ambe le mani, ed i gomiti sulle ginocchia, senz’altre parole, che mesti