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larghi giri lo stridente flagello. Ecco però, che a turbare così liete lusinghe, si appressa un altro cocchio, i di cui destrieri erano foschi come quelli di Pluto rapitore di Proserpina. A somiglianza di quelli, sembrava che loro uscissero le faville insieme coll’alito, dalle polverose nari e dalla bocca spumante, e cogli occhi ardenti, correvano veloci come il vento, e tumultuosi quanto il mare. Già la testa loro pareggia il centro delle ruote di quel carro che precede; il condottiero del quale, volgendosi alquanto a tal vista, esorta palpitando viepiù i suoi chiamandoli a nome. Ma essi animati dal vicino calpestio degli emuli veloci, colle orecchie tese ognor più rapido stendevano il corso, ed i seguaci non meno gareggiando quel poco che rimanea d’intervallo, trascorrendo come flutto spinto dal vento, giunsero a lato di quelli. Per qualche tratto di stadio corsero così che le otto teste delle due quadrighe sembrava che fossero una schiera sola appartenente ad