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divino. Andò pertanto a’ suoi alberghi direttamente, ed abbracciando prima il suo provetto padre, che sempre lo aspettava con timoroso desiderio, senza però narrargli la avvenuta apparizione, affinchè non gli si turbasse l’animo con portenti straordinarj e religiosi, si ritirò nelle sue stanze, come desideroso di tranquillità dopo i tumulti della navigazione. Chiuse quindi le porte, e rimase solo, determinato ad intraprendere così dubbiosa esperienza, e coll’animo diviso fra il timore della virtù divina, e la speranza di qualche straordinario beneficio, sollevò con trepida mano, ed occhi intenti il coperchio del vaso. Esalò dentro quell’albergo la soavissima fragranza, al paragon della quale, insipido sarebbe parso il profumo delle viole, quantunque umide di rugiada mattutina e mosse dal piacevole alito di zefiro, che spande il loro vapore nella serena primavera. Un così lieto principio animò il garzone ad eseguire i comandi della Dea con fiducia maggiore,