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Quando dolente e misera
Del di lui fato in forse,
Tutti i begli orti d’Espero,
E Pafo e Gnido scorse.
Ma poichè in esso esanime
Quì l’alma Dea s’avvenne,
Rimedio al foco inutile
Col fatal salto ottenne.
L’antico tuo prodigio
Per me, gran Dio, rinnova;
Qual’essa infausto incendio
Ancor quest’alma prova.
So, che compagna accogliermi
A Citerea non spiace:
Fu ognor per me propizia
La sua celeste face.
Sì: lo vedrai, se libera
Esco dal fier cimento,
Vedrai la stessa Venere
Lieta del gran portento.
Le mie pietose suppliche
Non sien da te neglette:
Son figlia tua: si deggiono
A te le mie vendette.