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Io non pavento gli aspidi,
Non le chimere e i mostri:
Io scenderò negli orridi
Caliginosi chiostri.
Amor mi è guida, e impavida
Me rese oltre il costume:
L’alme a sua voglia e timide,
E rende audaci il Nume.
Dal più profondo baratro
Meco il trarrò, se vuoi:
Ma non vietar, si fissino
I miei ne’ lumi suoi.
So, che al cantor di Tracia:
Fu il rimirar funesto
Decreto ineseguibile
Per un amante é questo.
No: non sapría resistere
Il mio possente ardore:
A lui n’andrieno rapidi,
Gli occhi, le braccia, e ’l core.
Ma voi tacete!.... E un rauco
Suon dalle vie profonde,
» Faone è in braccio a Rodope,»
Odo che a me risponde.