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Alle materne suppliche
Il suo rigor, deh ceda!
Che mai da me pretendere
Vuol più, se son sua preda?
Fin da fanciulla ei trassemi
Avvinta al carro altero,
Ed a sua voglia esercita
In me l’antico impero.
Bacio i suoi lacci, e libera,
Star senza lui mi spiace;
Ma fa, che più propizia
Splenda per me sua face.
Fa tu, che eguale incendio
Per me a Faone inspiri,
Che a miei desir non cedano
Gli accesi suoi desiri.
Miei cari baci ed avidi,
Co’ baci suoi confonda:
Co’ suoi sospiri a į fervidi
Sospiri miei risponda.
Qual te, con Marte accolgaci
Indissolubil laccio:
Me terra, e ciel rimirino
Del mio Faone in braccio.