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un’anima schernita; che se egli gode il favore di Venere, forse a me non mancherà quello di altra divinità, mediante la quale potrò, lo spero, mirare quel volto per me ripieno di fascino, siccome rimiro le più belle statue col cuore freddo al pari del marmo, in cui sono scolpite. E quindi osservando lo scritto che teneva Eutichio nelle mani, con improvviso impeto glie lo tolse, e lacerò, esclamando con labbra frementi, e respiro anelante: Così tu facesti, o ingrato, col mio cuore. Si rivolse di poi entro gli ombrosi sentieri del giardino, lasciando Eutichio sospeso fra la pietà di lei, e la maraviglia della fuga di Faone.