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sdegno verso il fuggitivo amante, poterono squarciare dagli occhi la benda fatale a loro avvolta dalla perversità di amore. Quindi ella comprese, che era tempo omai di eseguire l’oracolo di Stratonica, sconsigliatamente dimenticato per vane speranze; e però disposta a correre qualunque fortuna, piuttostochè strascinare così misera vita più lungamente, determinò in quel punto di estinguere (come prometteano le predizioni magiche) la vampa ognor più ardente, nell’acque del pelago. Mentre le si rivolgeano nell’animo tumultuoso questi pensieri, tacea ella con gli occhi rivolti al suolo, e tacea Eutichio rimanendo immobile co’ gli sguardi fissi sullo scritto di Faone; e quindi lei rimirando pur tacea. Ma, ella, che in breve tempo trascorrendo co i pensieri, avea fra se medesima decisa la propria sentenza, disse, poichè alquanto potè articolar parole: Io ti prego, o Eutichio, di non più rammentare un nume odioso ad