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ma quando il dolore è muto, non da altra cagione proviene quel tristo silenzio, se non perchè l’officio consueto della lingua è inadequato alla espressione dell’affanno divoratore. Tale era appunto quello di Saffo, al di cui intelletto si presentarono in un solo momento tutti i più crudeli pensieri, de’ quali il più tormentoso fu il chiaramente conoscere alla fine l’ignominia de’ suoi errori che l’avevano ridotta non solo ad essere altrui posposta, ma obbrobriosamente schernita. Ed al certo in quel giorno l’amarezza medesima delle sue pene, divenuta medicina dell’animo, poteva in lei sanare la ferita, se non l’avesse resa immedicabile lo sdegno divino. Imperocchè dov’è quell’affetto, quantunque violento, il quale non s’intiepidisca allorchè non abbia tampoco l’aereo nutrimento della fallace speranza, anzi allorchè sieno ripetute, e perpetue le infedeltà, e le ripulse? Ma nè il disinganno del vilipeso amore, nè lo