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fugace calma, se non perchè viepiù crudele fosse la nuova tempesta, e nello stesso tempo ricolmandola di estreme sventure, si compiaceva di accumulare i favori al diletto garzone somministrandogli nuovi involontarj allettamenti. Avvegnachè non doveva egli giammai per celeste condanna, consolare quella misera con un solo veramente amoroso accento, e però la scaltra Dea avea immaginato, che narrasse casi degni di pietà a lui accaduti, i quali per loro medesimi strani e maravigliosi dilettavano in ascoltarli ciascheduno, ma da Saffo erano intesi con incredibile avidità per il concorso di due potentissime cause, la tenera compassione e l’ardente amore. Poichè ebbe finita la sua narrazione il naufrago avventuroso, Eutichio, e tutta l’adunanza ammirando non meno la di lui bellezza, che i casi divini, lo invitarono al riposo, siccome per avventura stanco da sì varie fortune. Saffo intanto a sè più che mai ritornata, lo seguiva