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onde rendevano inefficace l’arte del nuoto, e già, dopo breve contrasto con le frementi spume, era sul punto di essere ingojato dagli insaziabili flutti. Or qui perdonar mi dovete, se vengo astretto, per dire il vero, a narrarvi la parziale benignità di quella Dea, al di cui propizio governo io sono da qualche tempo sommesso, come già ne è sparsa la fama per la Grecia. Era adunque io avvolto nelle impetuose acque sospirando invano il lido, quando mi apparve la ben cognita Dea, la quale io riconobbi nel vederla muovere i passi leggiadri sull’instabile tumulto delle acque, siccome nebbia leggiera; ma molto più al soave splendore degli occhi cerulei, ed alle delizie del placido sorriso in mezzo della spaventevol guerra dei venti e dell’onda. Io confortato dalla divina presenza mi sforzai di rivolgere l’affannato petto verso di lei, di cui già vedeva vicine le piante, che si appoggiavano alla estrema superficie del pelago; ed