Pagina:Verri - Le avventure di Saffo e la Faoniade, Parigi, Molini, 1790.djvu/284

cammino. Allora Saffo li richiamò con miti parole, pregandoli di narrare come sapessero la sventura del garzone, ed essi attestarono di avere veduto il caso cogli occhi proprj. Mentre ella, con tanto infelice desiderio, interrogava a parte a parte le circostanze dell’orrendo naufragio, accompagnava il racconto loro con gemiti e con sospiri. Ma giunta la narrazione al misero momento, in cui urtò il legno e si disciolse, squarciò Saffo i veli, battè i piedi nelle arene, e deplorando verso il mare, esclamò: Oh! Nume ingordo ed insaziabile, come potesti ingojare qual vile alimento il più bel pregio di natura, il più leggiadro fiore di giovinezza, la più bella opera di Venere, la celeste sembianza di Faone? Rendimi, crudele Nettuno, ciò che mi hai rapito, anche in quel misero stato, in cui lo possiedi: getta su queste arene, con placido flutto, l’estinta di lui spoglia, onde abbiano almeno gli onori del rito funereo quelle mem-