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velo, il quale per maggior tempo, che tu non credi, ebbi dinanzi gli occhi; onde conobbi che imperfettissima fra’ mortali era colei, nella quale le mie affascinate pupille avevano da prima veduti tanti pregj divini. Avvenne ancora, che il tempo (il quale ha distrutti gl’imperj, e spenta la gloria delle nazioni) oscurasse, non meno le bellezze di lei; se pure ciò non provenne dal dissipato incanto, e quindi io rimasi come taluno, il quale esce da oscura carcere a riveder l’etéreo splendore. Ed ecco tu mi vedi così tranquillo come provetto nocchiero, che narra le passate procelle, di modo che ben puoi comprendere, che il tempo è la medicina di questi mali. Lenta medicina per verità inefficace a calmare le smanie presenti. Ma verrà quel giorno, (e non è remoto, io spero), che tu ragionerai delle odierne vicende senza perturbazione, e forse anco lietamente, perchè o sarà il tuo cuore sodisfatto dalla corrispondenza, o disingannato dalle ripulse. Co-