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rimasi, come chi correndo con impeto si trova al margine di un abisso. Imperocchè preparato a confondere co i rimproveri la infedele, restai io per lo contrario confuso dalla di lei tranquillità; e già incominciava l’animo mio a compiacersi di nuovo più degli inganni che del vero, dubitando contro il testimonio de’ sensi, che fosse infedele un volto ripieno di tanta ingenuità. Ma poi alla fine superando la certezza della evidenza l’inganno delle illusioni, proruppi in sconsigliati lamenti. A’ quali ella, siccome già avvezza ad udirne, intrepidamente prestava l’orecchio, simulando pietà del mio errore. E quindi con finte spiegazioni, col fascino delle parole e delle lagrime, protestandosi innocente, mi pose di nuovo la benda agli occhi; ond’io partii da lei accusando me stesso di geloso delirio, e chiamandomi crudele, per avere offuscato il sereno di così dolci pupille. Oh maraviglioso inganno, il quale io rammento, benchè antico, non senza