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l’ultimo fu Nomofilo. Egli era come l’ape, che mentre succhia un dolcissimo fiore mosso da zefiro, non se ne stacca, ma seco lui va all’aura ondeggiando. Pure alla fine anch’egli partì, augurando lieta notte sì a lei che ad Eutichio, ma non la sperando per sè medesimo, siccome quegli che seco già portava nel cuore la irrequieta veglia di amorosi pensieri.