Pagina:Verri - Le avventure di Saffo e la Faoniade, Parigi, Molini, 1790.djvu/192

dell’antro, appoggiando al candido braccio il capo sonnacchioso, ed alla fine abbassò le da molte notti veglianti palpebre, e con essa non meno gustarono il dolce sonno Rodope, e Clito, fino allora desti non per le cure dell’animo proprio, ma per la pietà di quelle di lei.

Oh sonno felicissimo ristoro così desiderato, e che altro non sei se non passaggiera morte senza agoníe! ben tu dimostri quanto sia piena di affanni questa vita infelice, in cui vegliamo, perocchè si stimano fortunate quelle ore, nelle quali se ne trattiene il corso nel tuo grato obblío, quasi fosse questa peregrinazione così piena di stenti, che sia necessario a proseguirla un frequente riposo. Dormì adunque Saffo, seppure è sonno l’oppressivo ingombro delle angosce, e quindi riacquistando la primiera tirannia i di lei pensieri, riaprì gli occhi alla luce, e il cuore al torrente degli affanni. Or ben colui potrà comprendere quanto io dico, il quale abbia sofferte le miserabili torture