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lietamente impugnando i remi, spingevano con impeto concorde la nave al già prossimo lido, come augello acquatico, che dalla vastità dell’oceano, stanco del viaggio, s’abbassa radendo la liquida pianura, coll’alterno moto delle vaste ali spingendosi alle arene. Scesero così sulla felice spiaggia, con destro ministerio recando su di quella le inesperte donne, e quindi affidando alle ancore la nave, tutti si ricovrarono in una erbosa sponda, e ringraziavano gli Dei della propizia navigazione. Saffo pagò loro di poi la pattuita mercede, e si raccolse co’ suoi seguaci in un antro non remoto, che piacevolmente ornato di serpeggianti erbe invitava al riposo i passaggieri stanchi dal lungo tragitto. Lassa omai la donzella e per le scosse dell’onda marina, e per il turbamento de’ suoi pensieri, non già sedotta da un placido languore a dimenticar la vita nella soavità del sonno, ma oppressa dal letargo delle angoscie, abbandonò le membra alle erbe molli