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reno un ampio giro, entro di cui mormorò, con voce profonda, sconosciute parole. Tremò la terra, fischiò l’aura, ed uscì dall’ara vicina, dov’era spento il fuoco, vampa improvvisa senza alimento di combustibile materia. Nel volubile fumo apparve, come passeggiero entro la nebbia, una larva incorporea simile ad un garzone alato, di vago ma severo aspetto, che, diradandosi il denso vapore, si mostrò più visibile e più chiara. Saffo già persuasa dalla soavità delle sembianze, piuttostochè respinta dal terrore del prodigio, s’inchinava per invocare lo spettro; quand’ecco si riascose nel fumo, da cui ne uscì cangiato in orrenda chimera, il di cui capo era di leone, il corpo di capra, i piedi di drago, e vomitava dalle tre bocche vampa e faville. Al quale aspetto scostandosi le donne gridarono con terrore; ma appena l’improvviso gelo avea sorpresi i loro cuori, che di nuovo si offerse non dispiacevole oggetto. Sparve nella nube di fumo la