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urna ripiena all’ara ancor fumante del non spento fuoco, e versò in quello, mormorando ignote parole, la raccolta acqua. Poi di nuovo sottopose l’urna alla fonte, e recandola ripiena sull’estinte brace dell’ara, disse non più tranquilla, ma già commossa dalla divina ispirazione, con severo contegno: Immergi quì la destra mano. Restò Saffo perplessa tra l’ubbidienza ed il timore dell’incognito rito; e però avendo prima distesa alquanto la destra, la ritrasse di poi. Al quale timido atto, fatta più rigorosa e torbida la divinatrice, esclamò: Ben potevi non profanare questo sacro speco colla tua presenza, perocchè era libera la tua volontà prima che vi entrassi temerariamente, ma poichè vi sei giunta, il primo passo, che hai steso in questa soglia, ti rese suddita de’ Numi, che qui vieni a turbare con increduli voti. Dalle quali parole atterrita la fanciulla, ed insieme confortata da Rodope, tuffò nell’urna la candida mano. Si udì stridere,