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e Saffo a tai parole, dopo qualche ripugnanza, siccome tuttavia sorpresa dalla voce imperiosa, e dagli atti superbi della divinatrice, a lei la distese, ripiegando però con timido contegno il grembo verginale. Ma quella impugnando une face colla destra, prese colla manca a lei la distesa mano, e da ogni parte con severissime pupille la considerò. Quindi alzandole torvamente ad esaminare la di lei fronte, dopo alcuna pausa, proruppe con impeto profetico.


          Oh diseguale amor, misera Saffo,
          Ch’ami chi non ti cura! il tuo garzone
          Rese bello e crudel la Dea di Pafo:
          Mal per te ch’il vedesti! Egli è Faone.