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modesto e lento volgere degli occhi cerulei, le labbra sempre disposte ad ingenuo e leggiadro sorriso, la freschezza delle guance, la serenità del ciglio, i crini d’oro legati come quelli di Venere sulla candida fronte, in cui traspariva la calma della innocenza, provò l’artefice nel seno un turbamento improvviso. Perchè eran tutti quei pregj maravigliosamente accresciuti dalla naturale di lei modestia, (non di rado in altre artificiosa) per la quale ella, se medesima ignorando, non si accorgeva del dominio che aveva su i cuori. Costei è Venere, dicea fra se stesso il pittore, guardandola immobile; ma poi osservando la casta negligenza del vestire, e il non artificioso contegno, variando opinione, le pareva Diana. E mentre trattenuto da questi dubbiosi pensieri sedea innanzi la tavola disposta al lavoro col pennello sospeso nella mano, la fanciulla attediata dalle lunghe ammirazioni, declinò le