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dolore, omai si manifestava l’amoroso delirio con atti meno convenienti a verginale verecondia, ed alla timida adolescenza. Perchè prorompendo in querele lacerò i veli, i crini e le vesti, trascorrendo come la cerva nelle foreste col dardo fisso nel fianco. Alla fine stanca de’ miseri trasporti, si ritirò nel suo albergo. I genitori credendo a lei più conveniente la solitudine ed il silenzio, che le non ascoltate esortazioni, lasciaronla colla fida Rodope, ed entrambe vi si racchiusero. Giaceva Saffo dolente su di un tappeto, soave ricetto del sonno nelle ardenti ore estive, quando il Sole spande i torrenti maggiori del suo fuoco; ma allora lungi ne fuggiva ogni tranquillo pensiero, nè più vivaci le rassembravano i colori di quella opera, quantunque vaghissimo artificio della esperta sua mano. Barbaro (proruppe omai Saffo smaniosa) sarebbe al certo colui, che destasse un infelice, il quale stanco