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zione, perchè qualunque sia la ignota angoscia, che sì male ascondi, vi troverà per certo alcun rimedio la nostra benevolenza. Stette alquanto pensieroso Scamandronimo, e poi disse: Parmi che omai la mia mente travveda verisimili congetture, perchè io considero, che il nome di Faone ti conturbò ieri alla mensa, come abbiamo così spiacevolmente veduto, ed oggi altrettanto la di lui presenza ha rinnovate le medesime afflizioni. È perciò manifesto (a meno che io non sia giunto colla esperienza degli anni a conoscere gli animi sinceri) che le tue angoscie non hanno altra cagione, se non gl’impulsi di Amore. Meglio è quindi, che tu ne squarci questo velo già trasparente, perchè tacendo dietro di lui non bene nascosta, privi te di conforto, e noi ricolmi di tristezza. Oh miseria mia! esclamò la fanciulla, chi mai potrà intendere quanto ella è grave, o chi potrà mai confortarmi, non che risanar-