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chio, grondando qualche lagrima dagli occhi, siccome intenerita da un religioso rispetto verso gli Dei. Che se taluno si maravigliasse come la di lui facondia così rapisse l’animo degli ascoltatori, sappia che glie l’aveva concessa non lo studio di rettoriche dottrine, benchè idoneo a dilettare e persuadere anche una concitata moltitudine, siccome veggiamo nelle repubbliche; ma quella Dea sovrana d’ogni delizia, la quale con un sorriso calma le tempeste, e trattiene i turbini; la quale con una lagrima estingue in mano di Giove la vampa del fulmine, con una preghiera fa cadere dalla destra di Marte il brando non mai rugginoso, se non quando ella lo alletti; che se fosse concesso a tal Dea di penetrare nel baratro di Plutone, cangierebbe quella infinita miseria in altrettante inesplicabili delizie. Ma nondimeno non sono per questo sinceri e costanti i diletti ch’ella propone, ma bensì, al pari del flutto del mare, in-