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allorchè amore con quel dardo, con cui ci ha trafitti, non percuote anche l’amato oggetto. Che se egli ignora i nostri desiderj, ed abbia anzi rivolti altrove i suoi, dove è mai quel rimedio che possa risanare un’anima che si strugge in così mal corrisposti affanni? Evvi, rispose Faone; e quale sarà mai? diss’ella impaziente; ed egli aggiunse: Il dare il nostro cuore a chi l’accetta, e ritrarlo da chi lo ricusa. Veramente, proruppe la donzella, tu da monarca dispotico nell’amoroso dominio, qual ti dichiara la celeste forma, che ti ha impressa la Dea, scegli e ricusi con tanto arbitrio; laddove la stessa Dea, non a tutti propizia, condanna altri cuori a pene amorose, che a te sembrano finte, perchè libero ne trionfi. Al che si aggiunge, che tu sei persuaso a ragione, che non puoi perdere un cuore acquistato, o che perdendolo ne troverai molti; onde immaginare non potresti la misera condizione di quelli, che gemono non ascoltati a queste are, dove forse la Dea