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smanie, posciachè Venere ha rinnovate in costui le sembianze di Adone, sul di cui fato ella cotanto pianse, desiderando forse che tu pure versi per lui tante lagrime, quante irrigarono le bellissime di lei gote immortali. Mentre elleno così ragionavano, avendo oramai Faone arso tutto l’incenso, rivolse intorno lo sguardo, e riconobbe a caso la fanciulla, ricordandosi de i versi, e de i fiori. Era non meno cortese che leggiadro, e però, non trascurando un opportuno ufficio, la ringraziò di nuovo, a lei accostandosi; e lodando il metro de i versi, disse ch’erano più belli, che veri. Rispose palpitando la donzella con voci interrotte (perchè la eloquenza di amore sono i sospiri): Anzi sono più veri che belli. Soggiunse il garzone: Ben si conviene la piacevolezza delle parole ad una lingua favorita dalle muse, le quali t’ispirano versi così soavi, senza che tu le implori; ma nondimeno, piuttosto che verace, è ripiena di lusinghe la poetica melodia,