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NOTTE II - COLLOQUIO VI


O ferro che l’hai squarciato, non sarai tu sufficiente ad atterrire la calunnia? —

Attico rispose: — Quantunque sia audace proponimento il garrir teco, o padre della romana facondia, nondimeno le umane cose alfine qui ci è permesso di giudicare senza l’inciampo delle timide opinioni. E siccome tu non difendesti, co’ maravigliosi artifici della eloquenza, soltanto gl’innocenti, ma anco i rei, cosí ora qui favelli di causa dubbiosa decisivamente. Io però Ubero ti affermo che inverisimile avventura narrò costei. — Marco Bruto udendo quella sentenza si attristò, ricordevole che Giunio, dal quale scendea, trasse il pugnale ancora stillante dal seno di lei e promosse la altera e memorabile vendetta. Ma l’Attico soggiunse:

— Avvegnaché essa non fu giá minacciata di morte, per quanto ella narrava, dall’amante crudele, in deserta solitudine in cui risonassero vanamente le sue querele, ma nella coniugale abitazione, di servi e di congiunti piena, e secondo la semplicitá di que’ tempi, angusta. Avesse pur l’atroce Sesto minacciato di porre accanto a lei ucciso uno schiavo, ignominiosa prova del suo delitto: nondimeno è manifesto che tale eccesso era malagevole ad eseguirsi quanto facile ad impedirsi con alte e disperate grida. Mi duole quindi per la fama di costei ch’ella in quell’odioso cimento fosse persuasa non potere in miglior modo sottrarsi alla infamia, se non recandosi alle voglie del drudo. Mirabile docilitá in castissima donna reprimere non solo gl’impeti delle difese, ma quelli della voce in cosí molesto conflitto! Mirabilissima deliberazione contaminare il talamo, e poi lavarlo col proprio sangue! Né giá fu il reai giovane spiacevole e scellerato, ma leggiadro e valoroso. Da lei fu cortesemente accolto, con lei sedette a cena gioconda, dopo la quale fu scortato da’ servi nelle stanze ospitali. Oh tua semplicitá fanciullesca, per cui albergando tu quell’ospite, negli occhi del quale dovea la scaltrezza femminile conoscere i bramosi pensieri, pure non chiudesti il talamo, non avesti prossima alcuna ancella, talché l’insidiatore notturno, come il piú desiderato amante, venne con aperto ingresso all’ara della tua fede mal custodita da fragile virtú! —

Bruto allora proruppe: — Dunque perché svelò con infamia