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PARTE PRIMA
impeto di sdegno. Apparve il candore de’ ben composti omeri e
il seno palpitante, sul quale però con la destra ella rattenne, con
verecondo pentimento, il velo scompigliato, gran parte della immagine
sua lasciando manifesta. Ella declinava le stillanti palpebre.
Stavano le angosce nella fronte, dalla quale cadeano folti
capelli d’oro sulle membra di latte. Ahi che la bellezza dolente
empieva il cuore di gelo! Io mirando quella, giá sentiva scorrermi
per le fibre il ribrezzo della dolce pietá, quando fui mosso da
bisbiglio comune che ripetea il nome di Lucrezia.
Pomponio non perturbato da quel tumulto, né dalla fama di tanto generosa donna, fattosi a lei vicino, cosí intrepidamente favellò: — O celebrata consorte di Collatino, non ti sdegnare per le mie congetture sulla tua vicenda, perché non derivarono da odio verso te, ma dalla brama del vero. Ornai tu stessa puoi manifestarlo dopo tanti secoli d’incerte opinioni. —
Allora la donna alzò la fronte sconsolata, ed a lui che la interrogava fiso le pupille dolenti. Anelava, palpitava, parea che l’angoscia affogasse nelle sue fauci la voce. Un mesto silenzio regnava intanto nell’aere, perocché le turbe in gesti di stupore aspettavano da quella parole maravigliose. Cosí pendono gli uditori quando un esperto musico sta per muovere il canto. Pur la donna continuava in quell’affanno come non potesse favellare, o fosse dubbiosa quale delle molte parole, che si affollavano alle labbra, ella dovesse tacere o pronunziare. Alla fine declinò il mento sul delicato petto in umile contegno, e come stanca di dolore sopra una tomba si abbandonò. La speranza di udirla fu allora non che delusa, ma spenta, onde Tullio ruppe quel silenzio cosí: — Io non so. Attico mio, perché ora qui ti compiaci di offendere costei con austere parole, mentre elle cosí dolci scorreano dalle tue labbra fra noi. Certo che degli oltraggi sofferti da lei non vi sono testimoni che le tenebre ed il silenzio; pur la magnanima pena ch’ella a se medesima sentenziò dimostra la innocenza sua. Non il talamo, non i pensieri furono contaminati dalla reale dissolu tezza: le membra sole soffersero quella villania. Nelle quali questo pudico spirito sdegnò poscia di abitare siccome profanate. Vedi l’ampia ferita nel florido seno, casto ricovero di pargoletti figliuoli.