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PARTE PRIMA


trici lusinghiere e gli adulatori parasiti, nel tracannare il Falerno era pur grato vedere non lungi dalle mense fumare il sangue del gladiatore! Quindi per vilipendio maggiore della umanitá furono posti i combattitori contro le fiere, le quali in varie forme lacerando le membra di quelli, offerissero tal gara di atrocitá, che rimanesse in dubbio qual de’ bruti o degli uomini fosse piú tristo. Erano queste nondimeno le maggiori delizie del volgo romano; e però Siila bramoso d’acquistame la benevolenza per salire alla tirannide, sendo pretore, compiacque la comune ferocia con lo spettacolo di ben cento leoni combattenti co’ gladiatori. Ma la copia delle nostre disumane consuetudini fa ch’io trapassi quella benché barbara, cioè la oppressione in cui tenevamo i prigionieri. Ella era conveniente, anzi necessaria ad un popolo di tiranni. Pure questo non tacerò, che i serva e la discendenza loro in perpetuo erano per legge valutati non giá persone, ma cose, nella quale orribile sentenza si racchiude un ampio discorso di inumane dottrine. Non fa quindi maraviglia se co’ flagelli e co’ supplizi si sfogavano su questi infelici le nostre orgogliose ire. Dove sei, Vedio Pollione, che a’ tempi miei, i quali dopo guerre crudeli condussero alfine onesti ozi e costumi leggiadri, solevi uccidere i tuoi schiavi, e con le membra loro impinguare le tue murene? Qual canibaie fu mai cosí artifizioso nel preparare i suoi abbominevoli conviti? Dove ti nascondi, o consolo Metello, che nella guerra contro Giugurta sendoti fatti restituire i trafuggitori, li punisti come servi, facendoli seppellire sino al petto, e quindi circondare dal fuoco, nel quale rimasero affogati e con sunti? Ve’ bellica disciplina degna soltanto di un popolo distruggitore!

In molte poi e gravi deliberazioni della nostra Repubblica non furono giá dottrine eccelse o leggi sapienti quelle che le consigliavano, ma il volo degli augelli, il tuono mugghiante nelle nubi, le viscere palpitanti de’ buoi, i volumi Sibillini, gli oracoli oscuri, i vani sogni, le piú vane divinazioni degli aruspici e degli auguri, sagaci deluditori del volgo. Anco le anime crudeli timidamente si perturbarono per funesti portenti. Mario incontra presso le ruine di Cartagine due scorpioni, i quali combattono