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NOTTE II - COLLOQUIO V


giumenti, e per fine diseredarli senza addurne alcuna ragione. Dimmi qual altro popolo avesse piú feroce legge contro i debitori. Dati in servitú al loro creditore, stretti nelle catene, flagellati dalle verghe, aravano come buoi que’ campi bagnati del sangue loro nelle guerre. Invano mostravano quegli infelici le ferite marziali nel petto, e negli omeri le ignominiose lividezze di servili percosse. Dopo novanta giorni di oltraggi, se non scontavano la somma dovuta era in facoltá del creditore, secondo la atroce legge delle dodici tavole, uccidere il suo debitore, e se piú erano i creditori, poteano dividerne le membra fra loro. Quindi gli alberghi de’ nostri maggiori erano divenuti carceri piene di plebe incatenata ed oppressa da usure nefande. Ella era lusingata col titolo pomposo di libertá quotidianamente, ma di libero non avea che il pianto e le querele. E come sperare mai alcuna pietá da coloro i quali aveano ridotta la crudeltá a pubblica disciplina? Ahi spettacolo abbominevole de’ gladiatori, nel quale erano poste cure piú diligenti che nelle arti mansuete e liberali! I corpi destinati a quelle barbare celebritá erano delicatamente nutriti, affinché le membra nude esposte a’ colpi fossero candide, pingui, belle, e le ferite in loro piú carnose e mirabili, ed apportatrici di sublime tristezza all’animo de’ spettatori. Conveniva con leggiadria cadere; agonizare in contegno; spirare in nobile atteggiamento. I deliranti applausi della moltitudine sommergeano i singhiozzi de’ moribondi: quella era piú lieta quanto piú le ferite e le morti con accidenti straordinari le fossero mostrate. Né giá solo uomini bellicosí e sprezzatori della vita, ma vergini per loro indole pietose e timidi fanciulli sedeano pur negli anfiteatri, e le terribili gare di morte contemplavano con delizia feroce.

Cosi perfino gli oziosi trattenimenti erano qual si conveniva a popolo ammaestrato ad opprimere il mondo. Non vi fu anzi altro modo piú insinuante a conseguire il suo favore, quanto il dilettarlo con quelle scene di sangue. E però quando tu eri edile, o Dittatore, per aprirti la via alle opere ambiziose, desti al popolo un giuoco di piú che seicento gladiatori. Che narro? Anche ne’ splendidi conviti, giacendo su piume delicate, accanto le meri