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NOTTE II - COLLOQUIO V
tue usurpazioni. Molti ricchi e valorosi regni chiudea la Gallia
nel suo grembo prima di quelle: dopo le quali sommessa alla aviditá
de’ proconsoli, rimase provincia squallida, segno infausto
delle nostre feroci rapine. —
Cesare fino allora tacito ascoltatore, a quelle parole alzò la fronte, la quale prima tenea dimessa fra’ pensieri. L’alloro che gli cingea le calve tempia era alquanto declinato sulle ciglia divenute severe. Sgombrò pertanto con la destra le frondi, e toccandole disse: — Or da te mi si contendono i meriti di questo segno trionfale, e però sarebbe vile pazienza il piú sofferire i tuoi detti baldanzosi. Di me tu ornai ragioni, e delle opere mie, e ti accingi a biasimarle. E come mai tal uomo quale tu fosti, pregiato solo per la timida prudenza e per la onesta fuga dalle patrie calamitá, amico degli emuli del sommo imperio mediante la docilitá lusinghiera de’tuoi costumi, placido fra le tempeste, fra’ disastri sicuro, fra le stragi delicato, fra’ misfatti illeso, talché non vi fu mai dappocaggine piú celebrata della tua, or cessati que’ pericoli ragioni di noi e delle virtú romane audacemente? —
Pomponio senz’ira gli rispose: — Non ebbi in vita altro timore che quello d’offendere la virtú. E siccome giudicai impossibile il non oltraggiarla fra le civili emulazioni, mi sottrassi da quelle. Che se mentre fummo nella calamitosa ignoranza della vita corporea, le utili malvagitá persuasero il nostro cieco intelletto, ecco dalla morte squarciato il velo delle menzogne. Il vero mi splende innanzi la mente con luce trionfale: non piú vacillano gl’infermi pensieri nella incostanza degli umani deliri. Inique io stimo gran parte delle nostre imprese; vissi innocente di quelle, puro di sangue fra pelago di sangue civile. Or chi sará di voi, tinti di quello de’ popoli sterminati, ed anco de’ suoi medesimi cittadini, il quale presuma incolparmi di tale innocenza? Trassi in placido, ma non vile corso la vita, e alteramente la disprezzai. Perocché nona spettando la tiranna vecchiezza, scesi lieto nell’avello per inedia volontaria. Oh menti vostre feroci, nelle quali tanti secoli non hanno spento il desiderio funesto delle stragi! — Cosí esclamando percuotea i fianchi e il petto con le mani, e gli occhi sembravano pronti a sgorgare lagrime rattenute a stento da costanza virile.