Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
NOTTE II - COLLOQUIO IV
i sanguinolenti gladiatori, quasi che la terra, la quale ricopriva
i maggiori tuoi, fosse pur ella sitibonda di umano sangue. I barbari
di quella regione accorsero alla atroce festa, e vi pugnarono
sfogando con le ferite certa loro feroce demenza. Che piú? Due
principi cugini, Orsua e Corbis, i quali contendeano per la signoria
della cittá Ibis, la decisero con l’armi a quelle tombe come
consagrate al sangue, ed Orsua vi fu spento dal suo competitore.
Quindi i vessilli tuoi apportavano la distruzione dovunque erano mostrati. Veggo la misera Astapa stretta dalle funeste legioni tue, perché cittá fedele a’ Cartaginesi. Ella stimò cosí orrenda sciagura il divenire serva de’ Scipioni, che i suoi cittadini deliberarono di perire tutti anzi che sopportarla. Adunarono pertanto le suppelletili piú preziose nella piazza, e sopra quelle collocando le donne ed i fanciulli, poi le circondarono di secche stipe e di aridi tronchi. Cinquanta giovani stavano con le faci pronti ad incendere queirinfausto rogo quando entrasse l’atroce vincitore. Frattanto risonavano le triste imprecazioni di quella turba innocente contro la perfida crudeltá de’ Romani i quali perturbavano il mondo. Uscí quindi contro noi tutta la gioventú atta alle armi, disposta a non sopravvivere alla sconfitta. Ma la fortuna, complice delle nostre oppressioni, gli stese tutti sul campo. A tal novella i pochi rimasti dentro la cittá svenavano le donne ed i fanciulli, e gettavano i corpi loro semivivi nelle fiamme, le quali erano quasi spente da rivi di sangue. Se medesimi poi, stanchi per la miserabile uccisione, lanciarono nell’incendio in cui era consunta la patria. Sopravvennero i Romani, e volendo rapire dal fuoco l’oro e l’argento che vi splendeano, alcuni furono abbronzati, altri compresi dalle fiamme voraci per l’aviditá della preda. Il quale esempio di maravigliosa crudeltá era sufficiente da sé a macchiare la fama della tua progenie per sempre. Nondimeno volesti, quasi gloriosa impresa, rinnovarla di poi in Italia con la cittá di Locri. Essa avea nella Magna Grecia seguitata la parte de’ Cartaginesi, antichi suoi dominatori. Ma tu a punire la necessaria ubbidienza di que’ cittadini, vi spedisti il tuo legato Quinto Pleminio giá infame per gli tristi suoi costumi. Conforme a’ quali abusando della vittoria, permise che i suoi guerrieri dalle