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NOTTE II - COLLOQUIO III
degli uccisi o fuggiti cittadini suoi, godeano baldanzosi. Né paghi
di cosí barbara perfidia, infestavano con le rapine l’isola tutta.
Ben rammentate che la Sicilia era in quel tempo combattuta fra
i Cartaginesi ed i Siracusani. Entrambi nondimeno si unirono
per discacciare la funesta gente de’ Mamertini, i quali insufficienti
a tanto impeto di guerra, chiesero difesa da voi. Voi con
quella prontezza con la quale si debbono soltanto proteggere gli
innocenti oppressi, accorreste agl’inviti di que’ masnadieri. Cosi
voi divenuti alleati e complici delle malvagitá loro, ben dimostraste
al mondo che la origine vostra era simile a quelli. Sembrava
nondimeno che quant’erano piú iniqui i vostri proponimenti,
altrettanto vi arridesse la fortuna, perché in ventidue
anni di guerra denominata la Cartaginese Prima, fu ridotta la
Sicilia in provincia del Popolo Romano. Quindi stabilita appena
la pace co’ Cartaginesi, noi cogliendo la occasione che nella Sardegna,
loro isola, vi erano tumulti, facemmo improvviso impeto
in lei, e la usurpammo con perfidia manifesta.
Si volsero poscia le nostre insegne spiranti sangue e ruine alla Grecia, incominciando però ad opprimerla con magnifico pretesto, cioè di sostenerla contro le prepotenti falangi de’ macedoni re. Essi procuravano continuamente di sottomettere quella culta e leggiadra nazione al duro scettro della tirannide loro. Scettro esterminatore, e retaggio funesto di quell’Alessandro per gli effetti smisurati del suo furore cognominato il Grande. Ma si vide fra poco quanto male un debole oppresso confidi nella tutela de’ forti. Perocché i Romani, proteggitori insidiosi, intromettendosi in tutti gli affari della Grecia, alla fine vi comandarono con imperio assoluto. Che se ella tentò poi di resistere a’ decreti del nostro Senato, fu come ribelle desolata con l’armi. Vedemmo pertanto la bella e splendida Atene, maravigliosa per le opere divine delle arti, e celebrata per gl’ingegni celesti che s’innalzarono in lei, saccheggiata ben due volte, in parte arsa e diroccata prima da Siila e poi da Celeno luogotenente di Cesare dittatore.
Il medesimo anno poi, nel quale fu spenta Cartagine misero bersaglio della nostra emulazione, fu con incendi e ruine devastata la illustre Corinto, con la quale cadde ogni alterezza della Grecia